sabato, febbraio 01, 2014

Somaro che non sono altro!


photo: Meo

Rari sono i post in cui scrivo, oramai la fotografia sta prendendo il sopravvento sul mio lavoro web, e questo non è poi così male visto il mio faticoso rapporto con la scrittura.
Chi mi segue dall'inizio sa che questo blog nasce fondamentalmente per due motivi:

UNO. Il periodo di invalidità causato da un brutto incidente nel 2005, che mi costretto al solo uso delle mani per quasi un anno.
DUE. La necessità di scrivere, a causa di problematiche avute in gioventù, non risolte dall'istituzione scuola, anche perché nemmeno le conoscevano al tempo.

Comunque, dopo essere sopravvissuto alle forche caudine di elementari, medie e superiori, aver sopportato variazioni del mio nome all'appello giornaliero, come: Ciuco di classe, Quattrocchi (con occhiali di cui non avevo bisogno), Vagabondo, Teppista, Bracca strappate all'agricoltura, Somaro, Fannullone, Bullo, "Signora lo mandi a lavorà", Fancazzista passando dell'oramai tardivo "credo che il ragazzo abbia un problema, forse una qualche forma di dislessia o roba simile"..... Siamo arrivati qui, Con nuovi appellativi che se non alimentassero il mio egocentrismo patologico mi farebbero più paura di quelli adolescenziali, Arista, Creativo, Dottore, Fotografo, Moderno, Professore, Professionista, Mitico... Comunque nomignoli a parte, ora sono completamente spericolato, pronto a leggere mattoni di filosofia e di estetica con la difficoltà che proverebbe un paraplegico a scalare una montagna, oppure a scrivere storie quotidiane come questa, data in pasto a spocchiosi professoressini sempre pronti ad usare la penna rossa nei confronti di chi storpia la lingua di Dante, i quali nell'immediato li accoltellerei seduta stante con innumerevoli fendenti, poi in un secondo momento li ringrazio correggo e vado avanti.

Perché oggi scrivo tutto ciò, forse perché non ho uno che scrive per me, e che di sicuro scriverebbe molto meglio le mie narrazioni di quanto lo possa fare io con il mio uso scellerato di lettere e punteggiatura, o forse perché il somaro vuole gongolarsi un po'.


Io sono uno che con la parola e con l'ascolto ha sopperito per almeno un ventennio alla lettura.
I libri che si sono aperti a me quando ero un uomo bello che fatto, spesso mi spigavano cose che vecchi signori seduti in un bar mi avevano già raccontano, oppure mi descrivevano posti che ragazzi barbuti con zaino è ciabatte infradito mi avevano descritto nei minimi particolari tra una birra e una sigaretta.
Chiaramente le letture mi hanno e mi continuano a descrivere cose mai viste, ma se non avessi visto, incontrato, osservato e ascoltato gli innumerevoli volti della mia vita, la lettura mi avrebbe dato molto meno, infatti a tutt'oggi le persone sono la parte più importante della mia vita, e mi spingono a fare cose più grandi di me, come il fotografo l'ultimo mestiere che mi sono ritrovato a fare senza avere nessun titolo per farlo, ma la mia voglia di conoscere, documentare, scoprire mi fa superare ogni difficoltà.
Spesso quando guardo le persone fotografate in questi anni, a le quali non finirò mai di dire grazie, ho l'impressione di essere un antropologo, un ricercatore di non so che cosa, anche se so benissimo di essere solamente un instancabile curioso sempre pronto a sedersi per ascoltare o raccontare una storia, anche se narrata da una sola immagine gentilmente concessa.
Chiudo questa piccola parentesi, dicendo che se un domani casualmente succedesse che io sia dietro una cattedra o su uno scaffale di una libreria, sappiate che sono sempre il Somaro delle elementari, ma come tutti i somari ho semplicemente faticato un po di più.

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